
- By: Maurizio De Filippis
- On: 23 Febbraio 2021
- Categorie: Arte, LifeStyle, Ultime Notizie
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Introduzione di Maurizio De Filippis – I micro-racconti contenuti nella selezione narrativa intitolata “La testa nel pallone”, opera del laboratorio culturale degli “Allora Blu”, rientrano nel filone della letteratura “fantasportiva”. L’attività sportiva, nella sua dimensione culturale ed educativa, rappresenta un tòpos letterario “irreale” e “tangibile” allo stesso tempo che rivela lo stretto legame esistente tra memoria collettiva, identità personale e passione individuale. In un’epoca in cui le logiche economico-organizzative sembrano prevalere sugli aspetti sociali, ludici e formativi dello sport, occorre ricordare con Eduardo Galeano che, “per quanto i tecnocrati lo programmino, per quanto i potenti le manipolino”, il calcio e, più in generale, le discipline sportive, continuano ad essere “l’arte dell’imprevisto”.
- “Il diritto
dei ragazzi è divertirsi come pazzi, stare con gli amici,
giocare a palla o andare in bici. Poi c’è il diritto di non essere un campione. Fidati, è bello fare sport anche se sei uno scarpone”.
Letizia Pasqualotto
Der Afro e la “partita del secolo”
Le “battaglie” calcistiche tra le Nazionali
italiane e tedesche hanno fatto la storia del calcio dal secondo dopoguerra ad
oggi. Unica ed indimenticabile fu quella di Messico ’70 terminata, come tutti
sanno, 4-3 per gli azzurri di Valcareggi. Vanno ricordate poi, la finale di
Spagna ’82 e la semifinale dei Mondiali del 2006. Ed è anche per questo (ma non
solo) che tutti gli anni Raul Breitznel organizza durante il periodo estivo, a
Monaco di Baviera, una sorta di gemellaggio tra squadre del settore giovanile
di tutta Europa.
Quest’anno, a rappresentare la leva calcistica del 2006 dell’Italia, sono stati chiamati i ragazzi di un comune vicino a Milano, noto soprattutto per la presenza sul territorio di numerose etnie, tanto da sembrare una mini-selezione del resto del mondo: due bambini brasiliani, quattro italiani, un argentino, un francese, uno spagnolo e un rumeno. L’appuntamento è alle ore 8:00 alla storica stazione centrale di Milano. La partenza è fissata per le ore 9:15, l’arrivo previsto a Monaco è per le 15:30.
Il primo ad arrivare è Michel, il francese naturalizzato accompagnato dei suoi genitori tunisini, poi l’argentino Diego Armando, insieme alla famiglia catalana di Paco. Infine, i bambini brasiliani con gli italiani che, con il loro festoso rumore, attirano la curiosità dei viaggiatori. A chiudere Miculi, il bambino rumeno che raggiunge i compagni di squadra seguito da Nadia, la giovane zia materna. I suoi genitori non possono lasciare la città perché da poche ore è nato il loro secondogenito.
Alle ore 15:29 spaccate la locomotiva tedesca fa il suo ingresso nella stazione bavarese. L’indomani mattina, i ragazzini affronteranno un grande match: la sfida interminabile contro i loro coetanei tedeschi. Sono le dieci del mattino, l’Allianz Arena è gremita di gente. Ogni fetta degli spalti è riconoscibile dai mille colori delle bandiere. Il settore dei nostri tifosi è un arcobaleno, dove spiccano i colori della torcida e il tricolore italiano. Agli ordini del direttore di gara, il cileno Juan Pablo Allende, le formazioni d’Italia e Germania fanno il loro ingresso in campo. L’arbitro, nell’ambiente, viene chiamato affettuosamente “Wimbledon”, perché grazie al suo congenito strabismo divergente riesce a seguire contemporaneamente più fasi di gioco. I due capitani si stringono la mano e si scambiano i gagliardetti, per l’Italia, Gabo detto “Tarcisio” per la sua grinta nei contrasti di gioco e Franz, meglio conosciuto come il “Kaiser”, per la Germania. Anche se non si conosce il motivo per il quale giochi con il braccio destro sempre legato al collo, egli rappresenta un baluardo difensivo insuperabile. La partita ha inizio, i bambini della selezione italiana si affacciano timidamente nella metà campo tedesca…
Il racconto completo è disponibile su http://allorablu.blogspot.com/
Raimondo Pasqualotto
Raimondo Pasqualotto: classe 1965. Da sempre innamorato dello sport, mi sono cimentato in diverse discipline ma sempre con esiti modesti. Fedele al motto “chi si diverte non perde mai”, mi sono sempre divertito sui campetti di periferia. Per me lo sport ha sempre avuto due significati: passione e condivisione.

Maurizio De Filippis, laureato in Storia. Ha pubblicato vari articoli di storia della medicina, storia ospedaliera e della sanità. Tra i suoi lavori più recenti: I Camilliani a Pavia. Dal 1693 al servizio dei malati, CdG edizioni, 2019; San Giovanni in Conca: storie, leggende, curiosità in Nell’omonima via. I racconti del Drago Verde, Edizioni della Vigna, Arese (MI), 2017; Un viaggio lungo un secolo in Tra mezzanotte e l’alba, Edizioni della Vigna, Arese (MI), 2015; L’Ordine dei Ministri degli Infermi nella storia della Chiesa di Milano, Ares, Milano, 2010.
“Alcuni luoghi sono un enigma. Altri una spiegazione” cit.Fabrizio Caramagna
Maurizio De Filippis
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